Nel golf, tutti amano parlare di drive potenti e swing perfetti. Ma se c'è una verità che ogni golfista esperto conosce, è questa: le buche si vincono (o si perdono) nel gioco corto. Putt, chip e approcci non sono solo un dettaglio tecnico, ma il cuore della strategia di ogni giro di successo.
Statisticamente, circa il 60-65% dei colpi in un giro di golf vengono giocati entro 100 metri dalla buca. Questo significa che, per quanto preciso e lungo sia il tuo drive, senza un gioco corto efficace difficilmente abbasserai il tuo score.
Pensaci: puoi arrivare al green in due colpi su un par 4, ma se servono tre putt per finire, il birdie diventa un bogey. E lo stesso vale per un chip mal eseguito che ti lascia un putt lungo, o per un approccio che finisce troppo corto.
Il putt è il colpo più semplice da un punto di vista meccanico, ma il più complesso mentalmente. L’abilità nel leggere le pendenze, controllare la velocità e mantenere la calma è ciò che distingue i grandi giocatori.
Un consiglio: pratica putt brevi (1-2 metri) ogni giorno. Sono quelli che contano di più per salvare il par.
Un buon chip ti permette di trasformare una situazione difficile in un’opportunità da par o birdie. È fondamentale imparare a scegliere il bastone giusto (sand, pitching wedge, ferro 9…) e a capire come far rotolare la palla nel modo più semplice ed efficace.
Allenati su colpi da bordi diversi, con lie differenti: la varietà costruisce la fiducia.
Gli approcci dai 30 ai 100 metri richiedono controllo della distanza e consistenza nel contatto. Molti giocatori amatoriali fanno l’errore di "tirare forte" invece di lavorare su swing controllati e ripetibili.
Una buona idea è allenarsi con il metodo delle 3 lunghezze (1/4, 1/2, 3/4 swing) per avere più soluzioni a disposizione.
Il bello del gioco corto è che può essere migliorato da chiunque, indipendentemente dall'età, dalla forza fisica o dal livello. E rispetto al long game, richiede meno spazio per allenarsi. Anche nel giardino di casa o sul tappetino del salotto, puoi fare passi avanti significativi.
Il gioco corto non farà voltare la gente al tee, ma ti farà firmare più par e birdie sullo score. Investire tempo nei putt, nei chip e negli approcci è la scorciatoia più intelligente per migliorare davvero nel golf.
Come dicono i professionisti:“Drive for show, putt for dough.”
Notizie dal campo
Vincitore: Brian Campbell (USA) – 18 sotto par, vittoria al playoff
Campione per la seconda volta in questa stagione, dopo il successo in febbraio al Mexico Open.
Seamus Power, reduce da infortuni, ha chiuso il secondo giro a –9, guadagnandosi la T13 e inseguendo uno degli spot per l’Open Championship.
Vincitore: Daniel Brown (Inghilterra) – 22 sotto par
Fa suo il secondo titolo sul circuito DP World Tour, dopo l’ISPS Handa World Invitational; vola via nel final round con un 66
Conclude con quattro round: 70‑65‑65‑66 (tot. 266), staccando di due colpi Jordan Smith (-20) e Kazuma Kobori (-18).
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Una settimana emotivamente intensa: Brown ha dedicato la vittoria a un caro amico scomparso, toccando profondamente le emozioni sul green .
Altri protagonisti:
Davis Bryant ha guidato la gara fino al secondo giro (–12), ma ha concluso a pari 4° con Reitan e Luiten
Il migliore dei tedeschi è stato Matti Schmid, all’ottimo T7
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Ha mancato il taglio Sergio Garcia nel suo ritorno al DP World Tour (T2: 75‑72) , così come Patrick Reed, Ewen Ferguson e Luke Donald
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